E-book Italia
Dossier


   


Il libro elettronico e l'editoria digitale umanistica
Versione 3.0, 01 settembre 2003   


   

di Luigi M. Reale


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1.
Premessa


2.
Convegni ed eventi italiani sull’editoria digitale e il libro elettronico


3.
Siti web italiani dedicati al libro elettronico e all’editoria digitale


4.
Forum aperti sul tema del libro elettronico


5.
Editori italiani produttori di libri elettronici distribuiti in Internet


6.
Editoria digitale universitaria online

7.
Libri elettronici gratuiti in Internet: testi di letteratura italiana e in lingua italiana

8.
Software per la creazione e la lettura di libri elettronici


9.
Bibliografia italiana ragionata (tradizionale e online) sui libri elettronici e sull'editoria digitale

10.
Web/bliografia internazionale consultata

Documentazione

Aggiornamenti





Nuovo conteggio
dal 16 ottobre 2001

Documentazione 

Questa sezione contiene:

  • materiali originali tratti dai siti sugli e-book (la proprietà rimane dei rispettivi autori) e testi inediti pubblicati per gentile concessione degli autori

  • il testo di alcuni articoli e contributi sull'e-book già segnalati in bibliografia 
    la trascrizione è conforme all'originale ed ha scopo divulgativo; viene sempre indicata la sede di pubblicazione originaria in Internet; qualora i rispettivi autori o editori lo richiedano, i testi saranno immediatamente rimossi.


Per fare apparire il testo, cliccare sui titoli

Franco Carlini, E-book: Parolenuove.it, 2000

URL <http://www.radio.rai.it/radio3/scienze/carlini.htm#ebook>.

E' forse la più famosa tra le espressioni che cominciano con e-trattino. E-book, ovvero libro elettronico. Il termine si sta diffondendo anche se non è affatto chiaro che cosa significhi davvero e quale sarà il risultato finale. Per ora, come sempre avviene quando un fenomeno nuovo incide su quelli precedenti senza tuttavia spodestarli completamente, ci si accontenta di un nome provvisorio. 

Nel caso del libro elettronico, del commercio, della posta, e di tante altre attività che esistono da sempre, l'uso del prefisso "e-" serve a ricordare che l'e-mail è un po' come la vecchia posta, ma anche diversa. Che il commercio consiste pur sempre di un venditore che offre e di un compratore che acquista, ma che le modalità e i canali dell'interazione sono differenti. Ma quanto differenti? La questione è tutta lì e la risposta non è mai univoca, né decisa una volta per tutte. 

Per l'e-libro, poi, c'è qualche confusione in più. Lo stesso termine infatti viene impiegato per indicare molte cose. Alla base c'è comunque un fenomeno da tempo consolidato: praticamente ogni volume o testo a stampa oggi prodotto, passa almeno un po' della sua vita in un computer, in formato digitale. Sono infatti rarissimi i testi stampati a piombo, ricorrendo alle calde linotype. 

Questa condizione di base, comune ormai alla stragrande maggioranza dei romanzi, dei saggi scientifici e di ogni altra pubblicazione ha finora inciso solo su due fasi della vita del libro - la scrittura e della impaginazione. Stampa e distribuzione sono invece rimaste quelle tradizionali. 

Da qui due idee analoghe ma anche divergenti di libro elettronico. L'una punta a eliminare la carta, offrendo in vendita appositi apparati, del formato di un libro, ma di plastica e dotati di schermo a cristalli liquidi, per leggervi molteplici testi che verranno caricati in memoria. Tali e-lettori svolgerebbero la stessa funzione dei riproduttori di musica portatili: sono dei leggeri e universali voltapagina che potrebbero essere alimentati da dischetto, da CD o direttamente da Internet.

Esistono già in vendita molti di questi apparati e nessuno sembra riscontrare un qualche successo significativo. Forse perché i lettori di libri sono tutti degli inguaribili tradizionalisti che aborrono le nuove tecnologie? Niente affatto. Il motivo è che rispetto al supporto di carta restano comunque più scomodi e meno usabili. 

Altra strada è quella della stampa su domanda: un libro fuori catalogo, ma pur sempre esistente negli archivi elettronici può essere stampato su misura e a richiesta dello studioso o dell'appassionato che lo voglia. Potrà avvenire sulla stampante laser di casa sua oppure presso appositi centri di servizio, magari nelle stesse librerie e biblioteche di oggi. Qui la rete svolge il ruolo insieme di deposito e di canale di distribuzione, ma l'oggetto che si ottiene è in tutto e per tutto identico a quello di prima, con tanto di pagine di carta e di copertina originale. A regime si immagina che il processo possa riguardare non solo i libri del passato, ma anche i nuovi: l'editore curerà solo la scelta e l'editing dei libri, ma pubblicherà solo su domanda, abbattendo i costi di un bel 50 per cento. 

In nessuno di questi casi viene messa in discussione la natura profonda del libro, e cioè il suo essere un prodotto d'autore, fisso e immutabile nel tempo (un prodotto finito e chiuso). E probabilmente è bene così. Altri prodotti culturali di tipo ipermediale e ipertestuale hanno affiancato il libro così come finora l'abbiamo conosciuto: hanno autori multipli, i testi sono mutevoli nel tempo, hanno una trama reticolare e non lineare. Ce ne sono di ottimi e di scadenti -così come avviene anche per i romanzi e i saggi. Ma sono un'altra cosa. Queste molteplici forma di circolazione delle idee conviveranno con le precedenti senza necessariamente spodestarle. Il libro perde l'esclusiva, ma non perde la sua ragione d'essere.

La svolta Adelphi da Siddharta al libro elettronico: "la Repubblica", 13 maggio 2000

URL <http://www.larepubblica.it>

L'editore affianca ai prodotti cartacei quelli digitali. Per la prima volta in Italia, una collana solo per la rete,
di Francesco Erbani


Joseph Roth sbarca sul web. E con lui Bernhard, Canetti e Perutz. Chatwin, Morselli e Naipaul. E ancora: Simenon, Manganelli e Sciascia. Potrebbe capitarci anche Benedetto Croce.
E' solo un'ipotesi. Forse un paradosso. Ma è l'unico modo per rendere al meglio la notizia che si è diffusa ieri alla Fiera.

L'Adelphi ha deciso di aprire un proprio portale e contemporaneamente di inaugurare gli e- Book, piccola rassegna di librini elettronici, selezionatissimi e molto Adelphi.

Roberto Calasso non ha scelto a caso la platea torinese. Qui si produce l'effetto spiazzamento: chi mai avrebbe detto che proprio il marchio di Kundera avrebbe fatto da battistrada alle nuove tecnologie? Quest'anno a Torino si respira un'aria provvisoria, quella che prelude ai passaggi di stato. Il libro e la carta non hanno né le ore né gli anni contati. Ma al loro fianco preme il supporto elettronico e da ogni stand della Fiera spuntano piccole e grandi novità. Quella adelphiana è a metà fra le due.

L'inaugurazione della collana e del portale è prevista per la fine di quest'anno. Il portale si chiamerà AdelphiNet ed è stato realizzato in collaborazione con la Adobe Pdf. Ancora non sono noti i nomi degli autori ospitati nel piccolo pantheon digitale. Ma, assicurano Ena Marchi, editor dell'azienda milanese, e Giorgio Pinotti, caporedattore, saranno tutti scrittori adelphiani.

Nello stand torinese domina la prudenza. Probabilmente andranno in rete libri di narrativa e di saggistica, non precisamente definiti in una collana. Qualcuno si sbilancia e dice dieci, quindici titoli l'anno. Qualcun altro frena e si attesta sul prudente quattro, cinque. Una caratteristica è invece già definita e in qualche modo imposta dal mezzo, in Italia fermo ai primi vagiti: i testi saranno brevi, una ventina di pagine al massimo. Non si può stancare troppo la vista né sovraccaricare la bolletta telefonica. All'inizio la narrativa e la saggistica viaggeranno affiancate, poi potrebbero differenziarsi.

L'Adelphi è la prima casa editrice italiana che si butta in rete proponendo e-Book in un formato nuovissimo. Finora non aveva neanche il sito internet. Ora tenta il salto acrobatico.

La scena che Ena Marchi prefigura con grandi e rotondi gesti delle braccia è quella di un navigatore che attraverso il portale Adelphi può, ad esempio, cliccare sul volto di Simenon e di qui sprofondare in un capiente pozzo dove trova le fotografie del padre di Maigret e tanti altri link che rimandano ancora ad altri link.

Il portale è la via di accesso agli e-Book. I testi sono protetti da tutte le leggi che tutelano il diritto d'autore e ad essi si arriva soltanto pagando (con carta di credito e senza l'incomodo della gita in libreria). Chi vuole può leggerli sul proprio video.

Chi non può far a meno della carta, se li stamperà (sempre a pagamento). Saranno piccoli libri nati apposta per la rete oppure acquistati dall'editore e mandati solo in rete.

Quanto influirà il nuovo mezzo sulla fisionomia dell'Adelphi e dei suoi libri non è questione di poco conto. Pinotti la mette così: la rete, il portale e gli e-Book sono solo una nuova finestra aperta nell'edificio calassiano. Un mezzo, non un messaggio. Il messaggio resta quello di sempre o, meglio, quello che si è andato definendo nel corso di questi anni. Niente di più.

Potrebbero arrivare nuovi lettori? Questo, ovviamente, se lo augurano. Il sasso è gettato. Lo stagno presto si agiterà.

Libri elettronici "autentici" come quelli di carta: "Il Giorno", 24 novembre 2000

URL <http://ilgiorno.quotidiano.net/art/2000/11/24/1538328

Anche le pubblicazioni digitali saranno certificate e registrate dalla Biblioteca Nazionale Centrale. Un passo importante per l'editoria elettronica,
di Iacopo Gori


L'editoria elettronica esiste, anche se la legislazione corrente sembra non accorgersene. La Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, grazie ad un accordo con l'Università del capoluogo toscano, ha fatto un importante passo avanti per il decollo dell'electronic printing e per dare ai libri elettronici e multimediali la stessa dignità di quelli cartacei.

Ogni pubblicazione scientifica elettronica e multimediale edita dall'ateneo fiorentino sarà infatti "certificata" dalla Biblioteca Nazionale Centrale che la registrerà nel Servizio Bibliotecario Nazionale e le attribuirà un univoco indirizzo Internet. E' la prima volta che in Italia viene effettuata una cerificazione dell' "autenticità scientifica" di un testo elettronico.

"La certificazionesegna un passo fondamentale per il decollo dell'editoria elettronica. Fino ad oggi si ceritificavano solo le copie cartacee, con le 5 copie che dall'editore venivano inviate in Prefettura e da lì smistate anche alla Biblioteca Nazionale Centrale. Ora non c'è più bisogno di stampare per avere la certificazione di autenticità di una pubblicazione" dice la dottoressa Tammaro dell'Università di Firenze.

Grazie a questo accordo, la Biblioteca Nazionale Centrale, oltre alla certificazone, si impegna a conservare e preservare nel tempo le pubblicazioni scientifiche elettroniche e multimediali edite dall'ateneo. "Quello della conservazione per un lungo periodo è un aspetto importante dell'operazione che stiamo facendo - dice il dr. Bergamin, responsabile del dipartimento di automazione della Biblioteca Nazionale Centrale - Chi pubblica avrà comunque bisogno di un editore elettronico. Poi l'opera, sotto forma elettronica, sarà consegnata in Nazionale e lì certificata e archiviata. Chi verrà in biblioteca potrà consultare le pubblicazioni elettroniche come qualsiasi altro libro, in 'sola lettura' per gli utenti che accedono alle postazioni della biblioteca, salvo diverse disposizioni dell'autore. Capita che le url di alcune pubblicazioni cambino dopo un certo periodo di tempo, certi siti dove sono editate alcune pubblicazioni possono essere cancellati o sparire: la nostra certificazione assicura e garantisce che la url o l'indirizzo elettronico dell'opera rimarrà sempre e comunque lo stesso. Come una catalogazione Isbn, per intederci. I diritti d'autore saranno gestiti in accordo alle leggi vigenti e secondo le procedure previste dalla Nazionale".

La Nazionale di Firenze è all'avanguardia in Italia e in Europa per lo studio dei risvolti bibliotecnonomici, legali e gestionali dell'attività del deposito legale delle pubblicazioni elettroniche. "A questo proposito anche noi aderiamo al progetto Nedlib - dice Bergamin - un progetto internazionale che si occupa delle problematiche legate al deposito librario".

La convenzione tra la Nazionale e l'Università di Firenze nasce in seguito alla creazione, nel febbraio scorso, del progetto "Firenze University Press": ovvero una casa editrice elettronica che edita libri, periodici, pubblicazioni, dispense, atti di convegni dell'ateneo fiorentino provvedendo anche alla digitalizzazione delle collezioni su carta dell'ateneo stesso. "Oltre a valorizzare la nostra produzione editoriale - dice la dottoressa Tamarro - l'adozione diffusa dell'editoria elettronica da parte dei docenti dell'Università di Firenze rende più disponibili i materiali didattici per gli studenti e apre nuovi campi, anche internazionali, alla divulgazione della ricerca realizzata nell'ateneo, contribuendo ad una razionalizzazione della spesa sostenuta per le pubblicazioni".

Una delle poche controindicazioni del caso è che la legislazione non è ancora pronta per l'editoria elettronica. I concorsi per titoli e esami prevedono al momento che i "titoli" siano solo cartacei. A questo proposito non esiste legislazione sulla validità della certificazione di autenticità della pubblicazione elettronica prodotta dalla Biblioteca Nazionale. E quindi è sempre comunque necessaria, almeno per ora, la presentazione per i concorsi della copia di carta. A questo proposito funzionerà il print-on-demand, la stampa a richiesta (anche di una sola copia) della pubblicazione elettronica.

Secondo le previsioni della Biblioteca Nazionale Centrale e dell'Università di Firenze, la certificazione, archiviazione, catalogazione e consultazione delle pubblicazioni elettroniche e multimediali dovrebbe essere completamente operativa dal dicembre prossimo.

Mondadori lancia il primo e-book store: "Il Sole 24 Ore", 21 febbraio 2001

URL <http://www.ccd.it/articoli/art294.htm

A partire da questo week end sarà possibile acquistare libri elettronici on line e scaricare gratuitamente il software per leggerli, Microsoft Reader


La Mondadori, prima in Italia e tra le prime al mondo (in Europa solo la Francia ha già fatto
passi importnati in questo campo) ha annunciato oggi un primo catalogo di e-book, o libri elettronici, che saranno venduti in un negozio virtuale, cioè su un sito Internet.

L'operazione partirà sabato prossimo, 24 febbraio, e per l'intero weekend l'intero catalogo sarà scaricabile gratuitamente, mentre da lunedì gli e-book si dovranno acquistare (tramite carta di credito). La casa editrice di Segrate, che per ora ha un catalogo di 100 titoli, entro la fine di quest'anno conta di inserirne 500-600. Dick Brass, vice presidente del settore tecnologie emergenti di Microsoft, che ha fornito a Mondadori il software per scaricare i testi (chiamato Reader) ha paragonato la nascita dell'e-book a quello di «una creaturina».

Difficile dire quando (e se, si potrebbe aggiungere, perché sono in molti a non credere nel futuro dell'editoria elettronica) diventerà grande ma il futuro della "creaturina" secondo Brass è già definito: diventare di uso comune non solo per i lettori di romanzi e libri gialli ma anche per gli studenti. «È difficile però - ha spiegato Gian Arturo Ferrari, direttore generale della divisione libri Mondadori - immaginare una persona che legge un libro a letto o seduto in poltrona con un computer in mano.
La tecnologia ha già creato un pocket pc, un piccolo palmare, che rende la lettura più comoda. Ma il futuro sarà un lettore apposito, che ha anche la forma del libro, realizzato proprio per l'e-book». Il prezzo del pocket pc è ancora molto elevato ma in Mondadori sono sicuri che con il trascorrere del tempo sarà alla portata di molte tasche, fino a contenere tutti i libri di testo di uno studente che andrà a scuola solo con quello.

Se l'acquisto del lettore è economicamente ancora proibitivo, quello dell'e-book è invece vantaggioso. I libri elettronici della Mondadori costano il 30% in meno rispetto a quelli cartacei. Il software, inoltre, offre già molte opzioni. E' possibile scegliere la dimensione dei caratteri con cui è visualizzato il testo, facilitando così la lettura del libro e, all'interno del testo, cercare una parola o intere frasi. Il programma è dotato di segnalibro per identificare il punto specifico dove si è terminata la lettura e la possibilità di sottolineare i passi di maggiore interesse. Gian Arturo Ferrari ha voluto rassicurare che la Mondadori continuerà comunque ancora a stampare libri su carta.

«Ci sarà un giorno forse in cui i libri di carta non ci saranno più. Noi per ora continuiamo a fare gli editori come abbiamo sempre fatto aggiungendo anche gli e-book. Forse i figli dei nostri figli utilizzeranno maggiormente questo strumento. Il cammino è appena iniziato». La casa editrice di Segrate è intenzionata a investire in modo serio nel settore e, infatti, regalerà a tutte le scuole superiori il programma Microsoft Reader per scaricare i cento libri ora in catalogo e doterà una classe, scelta di un istituto, del lettore per capire lo sviluppo che potrà avere.

Intervista inedita a Carmen Covito (a cura di Emanuela Zonca), 15 settembre 2001

Emanuela Zonca, autrice di una tesi di laurea sull'e-book e collaboratrice di questo dossier (vedi cap. 8), ha intervistato via e-mail la scrittrice Carmen Covito, autrice del primo e-book italiano d'autore "Racconti dal Web". L'intervista inedita è pubblicata su ItalianisticaOnline per gentile concessione di Carmen Covito.

1) Le case editrici hanno da sempre svolto un ruolo di intermediazione tra gli autori ed i lettori; la possibilità di pubblicare senza dover obbligatoriamente far capo ad un editore potrebbe portare ad una maggiore democraticità oppure ad un'anarchia incontrollabile?

Potrebbe portare a entrambe, ma credo che quasi automaticamente scatteranno dei nuovi meccanismi di selezione, se non di controllo. Alcune avvisaglie ci sono già: in rete si stanno moltiplicando rapidamente dei siti che si propongono come portali verticali dedicati agli e-book e alcuni stanno già applicando dei sistemi di recensioni fatte dai lettori o di semplici votazioni delle opere migliori. La stessa cosa accade con le grandi librerie elettroniche, con gli editori che nascono come editori elettronici e con gli editori tradizionali che aggiungono opere elettroniche ai loro cataloghi. In ogni caso, su Internet agisce una selezione naturale di tipo darwiniano data dalla maggiore o minore visibilità dell'autore. Penso perciò che gli editori non scompariranno: è più probabile che vengano affiancati da nuove figure di "garanti della qualità", simili per funzione a quelli che un tempo erano i recensori autorevoli (oggi quasi spariti dallo scenario dell'editoria cartacea e sostituiti - male - dalle classifiche dei libri più venduti).

2) Nel Suo sito, Lei spiega quanto sia semplice confezionare un libro elettronico. Questa attenzione per l'aspetto tecnico, oltre che come un atto di incoraggiamento, non potrebbe essere interpretata come un riferimento ed un ritorno alla teoria del libro visto come prodotto artigianale, che ha permeato la cultura occidentale fino al diciottesimo secolo?

Certamente sì. Io non sono una bibliofila maniaca ma ho una storia personale che mi porta ad apprezzare gli aspetti tecnici dell'editoria: da ragazzina confezionavo una rivista studentesca andando in tipografia e ho visto le linotypes e le pagine di piombo, poi ho fatto molte volte correzioni di bozze, revisioni di traduzioni, editing di libri. Il processo di costruzione artigianale del libro, dalla preparazione del testo al "visto si stampi" è affascinante, e rimane affascinante anche quando l'impaginazione è elettronica. Quanto ai ricorsi storici, devo dire che le analogie apparenti e i cortocircuiti paradossali mi divertono molto: mi diverte per esempio il fatto che la lettura per scrolling a video sia analoga alla lettura dei papiri e che i lettori hardware per e-book abbiano una forma analoga a quella dei dittici incerati o delle tavolette d'argilla 
mesopotamiche :-).


3) Negli ultimi anni Douglas Clegg sta sperimentando diverse metodologie di diffusione delle sue opere: è-mail serials, libri elettronici, prime stesure a disposizione dei lettori. Ha mai pensato di intraprendere anche Lei simili tentativi? Perché?

Ci ho pensato ma ho scelto di non farlo, perché sono quasi tutte sperimentazioni che implicano una minore responsabilità dell'autore. Credo che la funzione dell'autore non sia ancora esaurita, soprattutto per quel che riguarda la narrativa.

4) Pensa che la sua esperienza con i libri elettronici rimarrà confinata a "Racconti dal Web" oppure dobbiamo attenderci delle novità? Se si, di che tipo? Se no, quali sono le ragioni della Sua scelta?

La pubblicazione di "Racconti dal Web" era un'operazione dimostrativa, tesa a richiamare l'attenzione di lettori e scrittori italiani sulle nuove possibilità offerte dalle tecnologie e-book. L'ho costruito nel formato Microsoft Reader perché questo è il formato che si prospetta di maggiore diffusione, ma adesso sto per metterne in rete anche una versione in formato PDF, tanto per dimostrare che è abbastanza facile fabbricarsi in casa anche questo tipo di e-book. Ma al momento non ho intenzione di scrivere o vendere altri testi elettronici, perché sto lavorando a un nuovo romanzo di tipo cartaceo che occupa tutto il mio spazio mentale e il mio tempo. Non avrei niente in contrario a pubblicarlo simultaneamente anche in forma elettronica: bisogna vedere se sarà d'accordo il mio editore. In realtà, penso che per la narrativa il supporto cartaceo resti il più comodo e che quello elettronico sia semplicemente utile per affiancarlo allo scopo di aumentare la diffusione dell'opera di narrativa (all'estero, per esempio). Tutt'altro discorso va fatto invece per i testi di consultazione, per le opere scientifiche, per le opere multimediali. E per i classici (per esempio, ho appena messo in formato e-book l'Orlando Furioso di Ariosto e me lo tengo sul computer al puro scopo di leggiucchiarne qualche ottava quando ne ho voglia, ma potrei farlo per qualunque altro classico o testo di riferimento. Magari per sfruttare la funzione di ricerca sul testo).

5) Quali scenari potrebbero presentarsi secondo Lei relativamente al problema della pirateria e dei diritti d'autore?

Non lo so. Come prevedevo, gli attuali sistemi di crittazione sono già stati violati. Quindi bisognerà inventare dei sistemi diversi, che non consisteranno nella protezione dei file ma in forme nuove di pagamento delle royalties (abbonamenti? pagamenti d'onore? forfait SIAE come quelli che si applicano ai passaggi delle canzoni in radio? vedremo. Quello che non mi piacerebbe affatto è il ricorso a mecenati-sponsor).

6) Come ha accolto il Suo editore la Sua intenzione di rendere disponibile gratuitamente un e-book sul Suo sito?

Nessuna reazione. Mi chiedo se è perché proprio in questo periodo ho cambiato editore e, nell'interregno, nessuno dei due se n'è accorto, o se è perché i grandi editori italiani sono ancora disinteressati al mercato degli e-book, che considerano irrilevante per dimensione. D'altra parte, per la mia operazione dimostrativa ho scelto dei racconti di cui detenevo personalmente il diritto di pubblicazione in raccolta. 

7) Crede che Internet possa diventare davvero la libreria del futuro, dove ogni autore potrà vendere liberamente le proprie opere, oppure che svolgerà prevalentemente un ruolo pubblicitario per invogliare i lettori ad acquistare le versioni cartacee? 

La prima ipotesi è ottimistica e la seconda è riduttiva. Più probabilmente, coesisteranno per molto tempo varie forme di pubblicazione. 

Ricciarda Barbieri Torriani, Il libro elettronico visto dai bambini: "Apogeonline", 23 luglio 2002

URL <http://www.apogeonline.com/webzine/2002/07/23/01/200207230101

Il libro elettronico visto dai bambini. Cronaca semiseria del Laboratorio sugli e-Book realizzato alla Fiera del libro di Torino 2002


Confesso che in un primo momento ho avuto paura. Quando mi sono seduta insieme a Patrizia Cimberio, responsabile della società Emotionbook, che ha organizzato l'evento, tra i cuscini colorati del gazebo allestito dal ministero dell'Istruzione, all'interno del Lingotto di Torino e ho visto una distesa di bambini che litigavano per accaparrarsi i posti più vicini a noi, ho stretto forte l'e-Book Reader Device che avevo in mano, il nuovissimo Pacebook commercializzato da pochi mesi in Italia dalla stessa Emotionbook, e ho pensato che ci avrebbero fatto a pezzi.

Invece, dopo cinque giorni alla Fiera del Libro, non solo il Pacebook ha dato prova di grande solidità, resistendo a ogni tipo di colpo infertogli dalle manine avide dei bambini (uno dei migliori test possibili sulla robustezza di prodotto!), ma in più il Laboratorio sull'e-Book promosso dalla Fondazione "Il battello a vapore" in collaborazione con la International eBook Association istituita da Microsoft, si è rivelato un'esperienza stupenda, ricca di spunti di riflessione e di aneddoti curiosi.

L'obiettivo del Laboratorio è stato quello di spiegare agli alunni di varie classi di scuola elementare e media cos'è un e-Book, come funziona e quali vantaggi può apportare sia in ambito scolastico che nel caso di una semplice lettura "di svago" e la risposta da parte del pubblico, circa un centinaio di bambini con un'età compresa tra cinque e quindici anni, è stata entusiastica.

A tutti è stato chiesto di compilare un questionario ed è subito emersa la conferma che le generazioni più giovani sono molto attratte dall'utilizzo dei mezzi informatici e che possiedono già dalla scuola elementare buone competenze di base. Su 106 intervistati, 72 ragazzi hanno affermato di possedere un videogioco (Gameboy, Playstation, Xbox, etc.), 91 di possedere un computer a casa (di loro proprietà, dei loro genitori o di fratelli e sorelle) e 93 di usarne uno a scuola, più o meno frequentemente. Inoltre, 61 ragazzi hanno dichiarato di avere a casa anche un collegamento ad Internet e 20 di loro di aver effettuato insieme ai genitori acquisti on-line, spaziando da acquisti di generi alimentari o di vestiario, per arrivare fino a libri o apparecchiature informatiche.

Con queste premesse e questo tipo di conoscenza informatica non stupisce il fatto che tutti i 106 alunni abbiano dichiarato di aver apprezzato il libro elettronico e che 94 di loro lo abbiano trovato uno strumento semplice da usare. 105 bambini hanno espresso il desiderio di averne uno a casa per leggere favole, libri comici, Topolino e perfino "horror" (alcuni hanno perfino disegnato le copertine dei loro libri preferiti sui nostri questionari) e 96 di loro ha affermato che sarebbero disposti ad utilizzare un e-Book per studiare varie materie, soprattutto lingue straniere, matematica e italiano.

L'entusiasmo con cui è stato accolta la nostra dimostrazione ha creato anche qualche piccolo imprevisto: tutti i bambini sono rimasti molto colpiti dallo schermo touchscreen dell'e-Book Reader Device e dalla penna ottica che permette di muoversi all'interno del libro, al punto che un bambino nella foga di scrivere ha utilizzato una biro vera al posto dell'apposita penna riempiendo lo schermo del Pacebook di scritte in inchiostro blu (ma niente paura, lo schermo è tornato come nuovo con un po' di alcol!). Oppure, due bambini hanno iniziato a contendersi la penna, finché non si è staccata in due pezzi... ma nel complesso, contrariamente ai miei timori, Patrizia, io e tutti gli e-Book siamo sopravvissuti.

Le motivazioni per cui gli e-Book sono piaciuti così tanto sono molteplici.
Molti alunni hanno apprezzato il binomio computer - libro: una bambina di 10 anni ha scritto che l'e-Book le era piaciuto molto "perché si possono leggere i libri tecnologicamente" e un bambino ha detto: "l'e-Book è bello perché si legge un libro sul computer". Altre motivazioni sono state: "si può leggere un libro senza libro e lo trovi nel computer", "è molto modernizzato","mi piace tutto ciò che riguarda il PC" e "è innovativo". Sembra quindi vincente l'idea di avvicinare i più giovani alla lettura, passando attraverso i mezzi informatici che tanto li attraggono.

Lo stesso principio vale anche nel caso in cui la lettura non sia solo di "svago", ma sia necessaria per motivi scolastici.
Molti bambini sono rimasti colpiti dal fatto che un e-Book, inteso come uno strumento di studio, potesse essere "divertente". La possibilità di fare giochi interattivi, di disegnare e colorare figure e di rispondere a quiz sul testo appena letto verificando in tempo reale l'esattezza delle risposte ha reso i momenti di studio un'esperienza piacevole e nuova, quasi fossero un'attività ludica. Molti alunni hanno infatti detto che apprezzavano molto i giochi contenuti negli e-Book.
Altri bambini sono rimasti colpiti dalle caratteristiche fisiche del Pacebook: la già citata penna ottica ha suscitato grande entusiasmo (pur essendoci stato un alunno che vedendola ha chiesto con voce perplessa: "se si usa questa nuova penna, i pennarelli colorati scompariranno?"), così come la possibilità di poter memorizzare in un unico apparecchio tutti i libri scolastici, eliminando il peso delle cartelle.

In conclusione, la risposta da parte di tutti gli alunni è stata davvero positiva...al punto che tutti pretendevano che regalassimo loro un esemplare di Pacebook e che c'è stato perfino chi ha colto l'occasione per lasciare scritta sotto gli occhi di tutti una dichiarazione d'amore per una compagna di classe!
In un contesto come quello della Fiera di Torino, in cui tutta la stampa proclamava a gran voce la morte degli e-Book, il Laboratorio ha evidenziato una controtendenza. Allo stato attuale delle tecnologie, è vero che nessuno può ancora sapere quale sarà lo spazio che in futuro gli e-Book si ritaglieranno nel mondo editoriale né quali saranno i motivi definitivi per cui potranno affermarsi. D'altra parte, a mio parere demonizzare un nuovo strumento di conoscenza che può permettere di avvicinare nuovi utenti alla lettura prima ancora di verificare quali saranno le sue potenzialità è prematuro.
Gli e-Book aiutano i bambini ad esercitare l'innata e prorompente curiosità che hanno fin da piccoli e ad indirizzarla verso il mondo dei libri, perciò forse vale la pena di non trascurare neppure la frase di una ragazza di 14 anni che ha detto semplicemente che aveva apprezzato l'e-Book "XKE' E' TROPPO STILOSO E ANKE TATTIKO".
In fondo anche questo è un motivo per avvicinarla ai libri e per rivitalizzare il settore editoriale e la nostra comune sete di sapere.

Valerio Di Stefano, Del piacere di far libri, dicembre 2002

Del piacere di far libri
© 2002 – Valerio Di Stefano
Fonte: Internet, Classicistranieri.com, URL <http://www.classicistranieri.com/farlibri.htm


Regalare libri è la cosa più bella che un essere umano possa fare a se stesso e agli altri.

Fare libri per gli altri costituisce probabilmente un gradino ulteriore nella scala gerarchica immaginaria del fare le cose per puro diletto personale. L’ultimo gradino è quello del mettere a disposizione il frutto del proprio lavoro affinché gli altri possano goderne.

Il senso di una biblioteca gratuita on line è questo, né più né meno.

Non possono essercene altri, e se qualcuno dice che ce ne sono mente in modo neanche tanto velato e discreto. Una biblioteca on line, per esistere e per riuscire a stare in piedi da sola, vedere accresciuta la propria offerta di titoli ed essere apprezzata dal pubblico deve essere necessariamente il frutto dell’amore che si ha per i libri (o, se si preferisce, per i cosiddetti “testi elettronici”), e del piacere che questa attività dà in primo luogo a chi la svolge.

Una biblioteca on line non può che basarsi su questi presupposti. Fare libri per un puro spirito di volontariato rende sterile e noiosa qualsiasi attività. Paradossalmente, non si fanno i libri solo affinché gli altri possano goderne, se no non ci sarebbe nessun tipo di risultato pratico, se non al prezzo delle noiosità e delle lungaggini simil-burocratiche a cui la storia dell’editoria on line in Italia ci ha tristemente abituati. Bisogna fare libri in primo luogo perché dà piacere a chi li fa.

Una volta che chi fa libri ha raggiunto il pieno godimento dalla propria attività, quel libro sarà pronto per poter essere usufruito da tante altre persone. Mai prima.

Fare un testo elettronico nella migliore delle ipotesi è noioso, la gente lo trova perfino inutile e comunque poco accattivante e interessante. Se si parte ex novo occorrono scanner, OCR, una buona capacità di riconoscere gli errori che inevitabilmente si commettono nell’acquisizione digitale di una pagina cartacea, pazienza certosina e piglio filologico. Beni e doti che non fanno gola ai più, ammettiamolo pure. Nel migliore dei casi si “costruisce” un libro elettronico partendo da un testo prestabilito. Che va, comunque, rivisto, corretto, emendato, e ridistribuito in forma sostanzialmente modificata. A chi potrebbe interessare tutto questo? Non sono certo attività gratificanti. Un sacco di persone preferirebbe fare una passeggiata sulla spiaggia, oppure passare lo stesso numero di ore trascorse davanti a un PC a digitalizzare, confezionare e distribuire libri, in un locale da ballo o al ristorante con le persone più care. Tutto questo può suonare perfino ovvio ai più.

Ciò che invece non suona ovvio è che il libro è una cosa seria. E che i libri gratuiti sono una cosa ancor più seria. E che gli e-book gratuiti rappresentano un potenziale di risorse potenzialmente infinito nelle mani dei lettori e di quelle di chi li distribuisce. Ed è bello produrre questa potenzialità di risorse.

Eppure gli e-book, spesso, non piacciono. Non piacciono per una quantità altissima di motivazioni diverse. Tra le obiezioni più frequenti c’è quella vecchia e stereotipata per cui “i libri digitali non riusciranno mai a sostituire i libri di carta”. Occorre il dovuto rispetto per le persone che sono portatrici di queste opinioni, ma il rispetto per le persone non significa che si debbano per forza rispettare anche le idee che portano avanti. Senza particolare veemenza, ma con la giusta e dovuta decisione, è necessario lasciar da parte i buonismi. Il libro di carta non è destinato a scomparire perché la carta rappresenta ancora un veicolo di diffusione della conoscenza assolutamente formidabile. E non ci si deve comunque mai stancare di sottolineare che libri elettronici e libri cartacei non sono in antitesi e non sono neanche in alternativa. Il libro elettronico non rappresenta una modalità diversa di concepire l’oggetto libro, ma una modalità “altra”, che non può dirsi in antitesi con il supporto cartaceo. Nessuno si scandalizza nel sapere che negli Stati Uniti un libro è disponibile in audiocassetta a pochi centesimi presso i negozi annessi ai distributori di benzina, sotto forma di lettura o sceneggiatura rielaborata. L’audiocassetta con il testo letto e recitato da uno o più attori rappresenta, dunque, una modalità diversa di usufruire del libro. Dopo aver utilizzato questa modalità, si può andare in libreria a comperare un’edizione cartacea per sé, per fare un regalo a qualcuno, per tenerla sul comodino e leggerla, o per portarla a casa e tenerla su uno scaffale per tutta la vita senza mai guardarla. Si può scaricare da Internet, se disponibile, quel libro in versione e-book e lo si può leggere a schermo o su un palmare. Il libro è tutto questo e molto di più.

Parlare di libri elettronici non piace fin dalla terminologia. Qualcuno lo ha sottolineato in modo piuttosto veemente e ingiustificato. Come è ovvio, si tratta delle stesse persone che usano termini come “e-mail” per “posta elettronica”. E allora perché non si può dire “e-book” per definire un libro elettronico? Un libro è un oggetto concreto (anche nella sua forma digitale) che serve per essere letto e fruito. Nella concezione del libro non esiste, a livello di koiné, il concetto di interattività. Il libro, da quando esiste, è fatto per essere aperto, per affondarci gli occhi dalla prima pagina all’ultima. Sfogliandolo, tornando indietro, saltando paragrafi, lasciando depositare capitoli ostici, ma mai manipolandolo e trasformandolo a nostro piacimento. Perché il libro ha sempre qualcosa da dirci ed è nostro dovere starlo ad ascoltare in silenzio.

La possibilità di utilizzare una tecnologia sempre più alla portata di tutti, ha permesso di raggiungere un traguardo importante nella creazione dei libri elettronici, ovvero la digitalizzazione dei testi. Si tratta di una operazione molto importante che permette, oltre alla tradizionale lettura a video, la consultazione del testo attraverso appositi programmi di ricerca (i Data Base Testuali) di occorrenze, hapax, contestualizzazioni, di generazione di concordanze e quant’altro. Questi programmi sono molto utili e non c’è mai da finire di elogiarne le prestazioni. Ma un libro è “altro” persino da questo. Se io compro una edizione cartacea della Divina Commedia di Dante, difficilmente la leggerò con lo spirito di chi desidera compiere una operazione di spoglio lessicale.

Se voglio fare questa operazione posso comperarmi un’opera di consultazione in CD ROM, non un libro. O se proprio desidero un libro cartaceo, posso fare in modo di comperare un dizionario dantesco, o una chiave di lettura.

I libri elettronici spesso non piacciono per ragioni di stillicidio meramente tecnico. Molti dicono che i libri elettronici sono qualcosa di cattivo solo perché spesso vengono compilati in formati proprietari e non “aperti”. Perché il lettore finale, per compiere l’azione prima e ultima che si deve al libro (leggerlo) deve acquisire programmi specifici per quel determinato formato.

Dicono che un formato aperto è facilmente modificale, stampabile e gestibile con una qualsiasi applicazione supportata da una qualsiasi piattaforma. Vero. Ma il punto sta proprio qui. Perché mai un libro dovrebbe essere manipolato, stampato e “gestito”? Non è questa la sua funzione, questa piuttosto è la funzione di un testo acquisito mediante strumenti informatici. Nessuno legge un file salvato in formato puro testo, perché questo tipo di file non è fatto per essere letto, tutt’al più per essere consultato. Tra un libro elettronico propriamente detto e il puro testo di quel libro c’è la stessa differenza che passa tra un romanzo di Dostoevskij e un elenco telefonico. Il primo è pura fruizione sic et simpliciter, il secondo è uno strumento da cui ricavare dei dati. E non è una distinzione da poco.

I libri elettronici spesso non piacciono perché la lotta tra formati aperti e formati proprietari si fa ogni volta più disonesta e pretestuosa. Scaricare un libro in formato .RTF o .PDF significa comunque scaricare un libro in formato proprietario (di proprietà, rispettivamente, di Microsoft e di Adobe). Anzi, spesso scaricare un libro in formato .PDF significa non avere nessuna possibilità di interagire con il testo, non modificandolo in nessun modo. Eppure nessuno ha niente da ridire sul fatto che la Adobe ricavi utili stratosferici dalla diffusione del formato .PDF. Nessuno ha da ridire se il formato .RTF è stato messo in circolazione dalla stessa azienda che codifica i libri elettronici in formato .LIT. E’ una guerra senza vinti né vincitori, perché la guerra non la si combatte parlando di libri. E, aggiungo, non la si combatte neanche senza armi. La disparità tra l’offerta di e-book disponibili gratuitamente in formato proprietario e quella in formato cosiddetto aperto (.OEB) è talmente evidente da non lasciare adito a dubbi. E’ la stessa differenza tra chi le cose le fa e chi ne parla soltanto. Siamo letteralmente invasi da progetti di ogni tipo, ma i libri non ci sono.

E, come si diceva poco sopra, i libri sono quelli che hanno qualcosa da dire. Se siamo noi fruitori a parlarne rischiamo da non dare loro voce. Rischiamo di vedere vanificata la funzione prima stessa del libro, la sua lettura, il suo ascolto. E’ il libro che deve dire qualcosa a noi, non viceversa. E i libri ci potranno parlare nella misura in cui saranno disponibili. Se i libri non sono disponibili non potranno mai dirci nulla, e questo è sconfortante.

I libri elettronici spesso non piacciono perché permettono alle persone di esprimersi, ai giovani autori di pubblicare le loro opere, belle o brutte che siano, e di metterle in distribuzione in rete riuscendo a proteggere il loro diritto d’autore puntando su un formato che scoraggi chiunque abbia l’intenzione di fare un copia e incolla selvaggio di ciò che, invece, è il frutto del lavoro di altri.

Il lavoro degli altri è molto importante e merita rispetto. Se anche qualcuno volesse trasformare in formato .PDF tutto quello che esiste già in formato aperto anche se privo di vincoli dal punto di vista della norma sul diritto d’autore, avrebbe tutto il diritto di limitare l’accesso al proprio lavoro mediante la protezione contro determinate funzioni (stampa, copia e incolla e altre). La traduzione non è mai un mero dato meccanico. Trasportare uno scritto da un formato all’altro, spesso non è cosa banale da risolversi con due clic del mouse. Entrare in un testo disponibile in formato digitale significa entrare prima di tutto nell’anima di un libro, rivederlo, rileggerlo, magari leggerlo per la prima volta, capire l’intenzione dell’autore, conoscerne i trucchi, i tic, le piccole manie non solo ortografiche. Tradurre è spesso tradire. Ma tradurre è molto più spesso creare qualcosa di nuovo, perfino di più originale dell’originale stesso. Lo avevano capito Miguel de Unamuno che aveva tradotto Leopardi, Pavese che aveva tradotto Melville, e lo aveva capito Jorge Luis Borges nell’indimenticabile racconto “Pierre Ménard autore del Chisciotte”. Chi crea spesso “ri-crea” senza neanche accorgersene.

I libri elettronici non piacciono perché sempre più spesso sono gratuiti. E c’è chi li vuol vendere, guadagnarci, specularci. Riccardo D’Anna, nel suo (bel) libro “E-Book, il libro a una dimensione” (ADN Kronos, ottobre 2001) scrive che “il best seller su scala planetaria in e-book vende 3000 copie, mentre in cartaceo, nei soli Stati Uniti, raggiunge i 3 milioni di esemplari.” Si parla sempre di più di flop della Mondadori nella vendita di e-book, eppure la Mondadori continua a offrire il proprio catalogo in formato digitale e a pagamento. Ma se l’e-book incide così poco sulla vendita del corrispondente titolo cartaceo, perché non metterlo in distribuzione gratuita? Perché quando gli e-book sono gratis, Mondadori vende di meno. Ed è molto, molto scomodo.

I libri elettronici non piacciono perché fanno paura. E’ per questo che faccio libri elettronici.

Valerio DI STEFANO

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