Conferenza
virtuale


   


Il libro elettronico 
e l'editoria digitale umanistica in Italia 


   

(30/09 - 30/11 2002


    Italianistica Online > E-book Italia Forum 2002 > Relazioni > Fabio Orfei

   


ideata, promossa e coordinata da Luigi M. Reale

in collaborazione con
l'Area Convegni di
365 Giorni in Fiera

(Fiera Internazionale del Libro di Torino)
direttore editoriale
Luciano Simonelli

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Nuovo conteggio
dal 16 ottobre 2001

Fabio Orfei
Il futuro del libro e l'avvento degli e-book


Nessuno può essere sicuro riguardo al futuro del libro scritto. Alcune delle argomentazioni contro il computer come tecnologia di lettura dipendono dalla scarsa leggibilità dello schermo. Ma non possiamo sapere precisamente come la tecnologia si evolverà nel futuro, né quali scelte e compromessi i lettori saranno disposti ad accettare nei prossimi anni. Per alcuni scopi la stampa potrebbe essere eliminata subito, almeno nel mondo industrializzato. Il fatto non sarebbe assurdo, se solo riflettessimo sul fatto che, nella storia della scrittura, alcune tecniche e tecnologie sono completamente uscite d’uso. Il codice ha rimpiazzato il rotolo, la pergamena il papiro. Spesso l’introduzione di una nuova tecnologia si impadronisce di una funzione lasciandone altre alle tecnologie esistenti. La stampa, ad esempio, ha sostituito la scrittura a mano per la distribuzione della maggior parte delle opere, ma non la ha resa obsoleta. La tecnologia elettronica ha già spazzato via alcune funzioni che appartenevano alla stampa o alla scrittura a mano (comunicazione economica, ecc.) e probabilmente lo farà con altre.

Nessuno scrittore punta oggi a pubblicare su papiro, tuttavia sono pochi anche gli autori pronti alla nuova editoria digitale. Per molti oggi il libro stampato è ancora l’incarnazione del testo. Sia autore che lettore vedono libri e giornali come insostituibili e non aspirano ad esprimersi su Internet.

Alcuni categorie di persone (ricercatori universitari, affaristi, ecc.) stanno trasferendo i loro materiali sul computer per migliorare la flessibilità, l’interattività e la velocità di distribuzione. Gli scettici discutono sul fatto che il computer possa essere usato per la comunicazione tecnica, ma non per la letteratura che continuerà ad essere stampata. Per esempio la novellista Annie Proulx ha recentemente dichiarato sul New York Times che nessuno leggerà una novella su uno schermo piccolo e scomodo. Trattare la letteratura in questo modo è sbagliato. La Proulx potrebbe avere ragione, che non ci sarà un pubblico per la narrativa non verbale, ma se questo fosse vero, se letteratura e materie umanistiche fossero lasciate solo alla tecnologia a stampa mentre la comunicazione scientifica e tecnica si muovono verso le forme elettroniche, il risultato potrebbe essere un’ulteriore marginalizzazione della letteratura nella nostra cultura. Inoltre, in questo caso, le comunità scientifica e letteraria non troverebbero forme di dialogo e si allontanerebbero ancora di più.

Se è vero che la prosa sta forzando per rinegoziare le proprie regole culturali, allora il libro stampato è doppiamente sfidabile. Non è proprio che il computer come ipertesto possa sfidare la stampa come deposito di testo, è che il libro stampato è associato fortemente al testo verbale, per cui, se la prosa perde potere come conduttore, allora il libro scritto, che è in maggior parte prosa, rischierà l’estinzione. In realtà il libro scritto si trova a competere effettivamente con le trasmissioni televisive ed i video interattivi. Forse i libri scritti sopravvivranno al loro posto per soli testi verbali e per queste ragioni verrà collocato in un luogo marginale di cultura. O forse la prosa avrà un brillante futuro, se si libererà dalla tecnologia a stampa. Come un ipertesto elettronico, la prosa può combinarsi con i modi di rappresentazione visuali e forse partecipare alla loro prosperazione culturale.

Secondo Eco: “I libri rimarranno indispensabili non solo per la letteratura, ma per ogni circostanza nella quale si deve leggere attentamente, non solo per ricevere informazioni ma anche per riflettere e meditare su di esse” [1].


I libri si dividono in libri di consultazione e libri di lettura. È probabile che la maggior parte dei libri di consultazione vadano a finire in un dischetto, e questo sarà un grande incremento della cultura perché molte persone non possono permettersi la Treccani, non solo a causa del prezzo della Treccani ma anche a causa del prezzo del muro che deve ospitare la Treccani. […] In ogni caso, non morirà il libro di lettura: perché leggersi la Divina Commedia sullo schermo di un computer è estremamente faticoso, e stamparla fa sì che poi i fogli cadano tutti per terra. Sostengo da tempo che il libro appartiene a quella generazione di strumenti che, una volta inventati, non possono più essere migliorati. Appartengono a questi strumenti la forbice, il martello, il coltello, il cucchiaio e la bicicletta. [2]


Le nuove tecnologie cambieranno il nostro modo di vedere le discipline classiche innanzitutto dal punto di vista didattico, avremo sicuramente nuove edizioni scolastiche. Ci sarà poi la possibilità di produrre opere per un diverso pubblico, si potranno “realizzare dei testi che gente di diversi livelli, di diversa capacità intellettiva e conoscenza, può utilizzare” [3].

Anche la storia del libro, quella con la S maiuscola, tende evidentemente a ripetersi. Non c’è molta differenza, in fondo, tra l’immagine di un testo che scorre indefinitamente verso il basso, familiare da tempo a chiunque utilizzi un computer, e quella che avevano Greci e Romani, fra le cui mani un rotolo, svolgendosi man mano, rivelava il suo contenuto; esperienza che a noi, oggi, abituati da secoli a voltare pagina, appare spesso poco piacevole, come per l’impossibilità di porre confini precisi al testo-fiume che percorriamo con lo sguardo.

Un altro ricorso oggi si annuncia: il ritorno della tabula. Nell’antica Roma tavoletta di legno ricoperta di cera, da incidere con lo stilo, supporto temporaneo per appunti personali, riutilizzabile all’infinito dopo adeguata rasura, ossia grattatura (e reinceratura); qui, oggi, e-book, libro elettronico, o meglio aggeggio per leggere libri in formato elettronico; la dimensione è più o meno la stessa, corrispondente più o meno alla mano dell’uomo, la forma pure; niente carta, dunque, niente inchiostro; ma un oggetto rigido, compatto, contundente. Le funzioni non sono identiche, ma è utile notare una somiglianza importante: la riciclabilità, la possibilità di accogliere nuovi testi all’infinito.

I libri in formato elettronico sono oggi al centro dell’attenzione dei media: usciti dal bozzolo della produzione amatoriale, stanno diventando merce diffusa, progettata appositamente, commercializzata con cura. Il primo vero successo commerciale è stato Riding the bullet, il racconto di Stephen King pubblicato solamente via Internet, ordinato e scaricato il primo giorno da quattrocentomila clienti (poi l’affluenza ha fatto saltare le macchine); ora, per leggere un libro in formato elettronico, basta un personal computer: comunque lo si acquisisca, in rete o su Cd-rom, esso può essere letto sullo schermo o stampato a piacimento; ma nessuna delle due opzioni dona il piacere e la praticità del libro di carta. Ecco allora l’idea di un oggetto maneggevole, grande come un libro medio, un distillato di tecnologia, che contenga l’equivalente di migliaia di pagine; che permetta di sottolineare, evidenziare, agire sul testo; di “voltare” le pagine come quelle di un vero libro. Così nasce l’e-book.

La situazione è però ancora ai primordi: i modelli più diffusi per ora sono solo due: Rocket e-book e Softbook Reader; acquistabili in rete al prezzo di quattrocentomila lire circa. Altri prototipi si stanno affiancando, fra cui quello prodotto dall’europea Cytale, presentato al Futurshow di Bologna. La Microsoft si è inserita prepotentemente nel mercato sviluppando il PocketPC, un palmare dotato di nuovo software di lettura il Reader [4], entrato nel commercio nel 2001. Bill Gates ha affermato di recente che il libro elettronico rivoluzionerà l’editoria. I costi di pubblicazione crolleranno grazie ai risparmi sui materiali, sulle ore di lavoro e sulla distribuzione.

Le caratteristiche dei due modelli principali sono notevoli: il loro peso varia da seicento grammi ad un chilo, la memoria contiene al massimo quindicimila pagine circa (quanto una quarantina di volumi), mentre l’autonomia delle batterie può raggiungere le cinque ore; entrambi permettono di scorrere documenti di propria creazione, di inserire segnalibri, annotazioni, sottolineature; entrambi vantano un design ergonomico, ed in effetti il loro aspetto è indiscutibilmente gradevole. Con Softbook Reader è possibile anche collegarsi direttamente alla rete senza usare il PC, e scaricare i libri (o i quotidiani, o le riviste) dal sito della casa produttrice, il che fa già intravedere le implicazioni editoriali del nuovo strumento, orientato principalmente verso un solo editore, che è anche il produttore dell’e-book.

L’idea che si tratti di un nuovo giocattolo viene facilmente, ma col prosperare dell’editoria on-line esso potrebbe risultare sempre più necessario ed utile, fino a diventare, magari, un oggetto consueto, partecipando così a quella rivoluzione del mondo del libro che sembra prospettarsi. Tutto questo, alla luce della storia e delle sue rivoluzioni, non appare necessariamente un male: anche se l’e-book dovesse fare tabula rasa e cancellare il vecchio libro di carta, la cultura scritta potrebbe svilupparsi ancora con ricchezza; e d’altra parte come rinunciare al sogno (eterno) di possedere tutti i libri? Ma la prosaica realtà ci assedia, ci mette in guardia: come la tabula cerata, l’e-book non è un libro, è un solido contenitore; il suo contenuto, invece, è incorporeo e sfuggente, e potrebbe diventarlo sempre di più.

In Italia il mercato dei libri online è vivo grazie ad Internet Bookshop Italia (dal 1998) nata dall’accordo con l’inglese Internet Bookshop di Messaggerie ed Editrice Bibliografica. Dall’ottobre 1999 poi s’è lanciata nel commercio elettronico anche Divago, una joint venture tra le librerie Feltrinelli e Kataweb del gruppo Espresso. Mondadori intanto sta studiando un accordo con Bertelsmann per una sua libreria virtuale e sta preparando un suo e-book store.

Dal sito di “La Repubblica” intanto, grazie al “giornalista informatico” Riccardo Staglianò, apprendiamo che negli Stati Uniti gli e-book stanno già nelle aule scolastiche. Dal 2000 infatti sono stati introdotti nuovi manuali digitali che hanno fatto, per la prima volta, un’apparizione su larga scala. “Consultabili via Web oppure scaricabili su agende elettroniche o sui più vari supporti, i volumi della prossima generazione sono comunque ben lontani dall’aver trovato la loro forma ottimale” [5].

La McGraw-Hill, una delle maggiori case editrici scolastiche, ha investito 5 milioni di dollari in NetLibrary, una delle varie compagnie che producono il software per creare gli e-books. Per metà autunno, dal suo sito Primis Online, offrirà un centinaio di titoli in formato pdf, uno dei più semplici e diffusi. Ma molti altri sistemi di distribuzione sono allo studio e gli esperti di quest’industria prevedono che oltre duemilacinquecento titoli saranno disponibili online entro la fine dell’anno prossimo.

I nuovi libri potranno ridurre significativamente le file per andare a consultare i testi in biblioteca perché saranno accessibili online, a distanza, dalla stanza degli studenti. Si prospetta una grossa disponibilità grazie alla stampa digitale (print on demand). In più anche dal punto di vista economico risulteranno meno onerosi per le tasche dei ragazzi. I materiali per un intero corso preparati da XanEdu (il gioco di parole è con Xanadu, la grande biblioteca ipertestuale immaginata dal visionario Ted Nelson) costeranno dai quindici ai venticinque dollari, assai meno di analoghi materiali su base cartacea.

Anche per gli insegnanti gli e-textbooks aprono prospettive interessanti: i cyberprof potranno personalizzare i manuali aggiungendo, togliendo e ri-assemblando i materiali didattici integrandovi articoli di giornali pertinenti e testi presi da altre fonti.

Tra i tanti dubbi che restano da sciogliere per trasformare un’idea molto promettente in un mercato fiorente c’è quello del sistema di tariffazione che le case editrici adotteranno per i loro nuovi prodotti: se li venderanno come singoli titoli, come si fa adesso per i libri, o con un sistema di abbonamento, per garantire i continui aggiornamenti.


Estratto da: Fabio Orfei, La letteratura ipertestuale, in Raul Mordenti (a cura di), Testo e senso, per Giuseppe Gigliozzi: la fondazione dell’informatica applicata ai testi letterari, Euroma, Roma 2001-2002.

[1] U. Eco, Afterword, in The Future of the Book, ed. by G. Nunberg, Brepols, Turnhout 1996, p. 300.

[2] U. Eco, L’opinione di Umberto Eco, Tratto dall'intervento conclusivo tenuto da Umberto Eco alla Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, nel gennaio ‘98 alla Fondazione Cini di Venezia.

[3] G. P. Landow, intervista a Milano, 14-11-1996, Il confine aperto del testo, in http://cometanet.it/scuola99/landow2.htm.

[4] La Mondadori ha l’esclusiva per diffondere il programma in Italia, nonché per lanciare i primi libri digitali.

[5] R. Staglianò, Arrivano i manuali digitali, economici e sempre aggiornati, in “La Repubblica” online, <http://www.repubblica.it>, 16 agosto 2000.


 

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