Recensioni autoreferenziali 9

9. Autorecensione ai “Diari della Dimostrata Classe” di Graziella Tonfoni

Il titolo originario a questi Diari era ben diverso, ma troppo lungo, da contenere in una sola riga. Si trattava infatti, di dovere ridigitare tutto un file di pazienza infinita, e quindi clinicamente riservato, in ben due righe di fila, designando le pagine, quindi in grafica digressione come I Diari della prova evidente: dalle lezioni curate, alle versioni clonate di Graziella Tonfoni. Ma sono state proprio le ridigitazioni scorrette, dei registri autentici, e non delle mai autorizzate registrazioni, che hanno portato alla luce gli originali di una docente e autrice per nulla distratta, integra portavoce autorevole del femminile singolare scientifico e letterario.

Ecco allora la redazione risolvere il problema peculiare, che si era creato di fronte ad antinomie, omonimie, ossimori, climax, ed altre figure retoriche astratte, per verificare loro finalmente, alcuni giudizi insoliti, in merito ad incerti indici, ridenominati poi ‘lezioni magistrali di un’autrice, che tutti avrebbero voluto loro poter scrivere, o imitare, ma che nessuno osava pubblicare’.

A chi chieda se esistano precedenti di un atteggiamento di riproposta di memorie editoriali, con uno stile letterario altrettanto compresso, da risultare oscuro, se non scientificamente decrittato, ci troviamo a rispondere letteralmente, citando, ed in modo letteralmente corretto riportando, uno sfogo breve, ma efficace, del tutto autobiografico, di Italo Calvino, che appunto avvenne in edizione altrettanto limitata, e si realizzò a Lugano, come libro, con il titolo di Eremita a Parigi, pagine autobiografiche. Scriveva lui per tutti noi ‘di un autore contano solo le opere’, ed ancora ‘ogni volta che rivedo la mia vita fissata e oggettivata sono preso dall’angoscia’.

Graziella Tonfoni invece chiosando se stessa: “non si possono comprendere le opere di una autrice, né i suoi sogni, né i segni, e neppure i suoi simboli testuali, se non si conosce autenticamente e precisamente il tessuto dei valori della sua vita scientifica, se si ignorano gli impegni della sua professionalità letteraria, ed i vincoli della sua missione didattica, sempre rispettando il doveroso diritto alla privacy ideale, ed alla riservatezza ideologica, che se calpestatii metterebbero a repentaglio la sua struttura di appartenenza, la di lei credibilità poetica di tanti tanti anni di inappuntabile servizio critico al servizio dello studio delle scienze cognitive per un mantenimento costante della mente collettiva sana e serena”.
Ma oggi le chiedono di commemorare Joseph Weizenbaum, ed allora lei si limita a ricordare che se lecito è affermare che agli albori dell’Intelligenza Artificiale, esisteva una ricerca anche sulla mente aberrante, ovvero molti operavano anche sul versante della ricerca psichiatrica, lei di questa corrente di studio, non si è mai voluta dire esperta, né si vuole oggi affatto appropriare per ragioni di correttezza. Per questo risulta sintetica, evasiva, perfino rapida quando le si chiedano riferimenti in merito ad una certa letteratura medica di settore sperimentale.

Esistevano nei più noti laboratori di scienze e tecnologie, elenchi di pazienti in analisi e di casi sotto osservazione, alcuni di loro neppure sapevano di essere oggetto di verifica, né tanto meno di costante tutela, né di controllo, perché mai la avrebbero tollerata questa ricerca su di loro, alle loro spalle, se ne fossero stati informati prima e tenuti al corrente poi.

Ma se c’era tanta riservatezza forse viene da aggiungere, che Joseph Weizenbaum, aveva ragione a volere tenere alcuni suoi accoliti, sotto i riflettori anche per anni e perfino a distanza per modellizzare poi sistemi interattivi, come Eliza, che potessero guarirli davvero.
Ma di questo tuttora la autrice si ostina a non volerci dire nulla, di più né di diverso, in bilico lei fra dovere di trasparenza e sincerità assoluta, ed obbligo di riservatezza di dati.

Eccola allora sorvolare su certe tratte di servizio didattico, dovuto e documentato, quando era cadetta inviata speciale, rappresentante di una scuola estera specializzata, e quando il termine stage in area rischiosa, non aveva assunto le connotazioni deviate dell’oggi. Con un curriculum di studi tanto poco flessibile, da non permettere mai ad una studiosa, che volesse il suo diploma, di evitare certi esami basati su sperimentazioni scientificamente monitorabili, e conversazioni di laborioso laboratorio, se gestite a distanza con lei anche da gruppi di illustri luminari e comunque sempre a norma della sua propria sicurezza di allora soltanto semplice allieva in formazione.

Su queste tratte che più volte la hanno vista accompagnata da una presenza cablata assistente, detta sosia a distanza , che nei momenti più difficili, di fatto subentrava lei, macchina intelligente attivata, nel più totale anonimato scientifico dei ruoli più delicati, non intende esprimersi oltre.

Valgano i trailers che documentano le tappe di un percorso decisamente riservato agli operatori di un settore cognitivo tanto complesso e difficile, da richiedere almeno quattro specializzazioni a catena, una dopo l’altra. Questo è quanto ha lei da rispondere, al fragoroso persistente anche se silente domandare; non abbastanza per tanti lettori curiosi è quanto già dichiarato. C’è ancora chi richiede, con fare curioso o cinico attuale, ed a questi va ripetuto che quanto è tuttora un dato è comunque di più del troppo mai dovuto clinicamente illustrare, per poter poi criticamente perlustrare.

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Questa pagina si può citare nel seguente modo:
Graziella Tonfoni, Recensioni autoreferenziali 9, in «Italianistica Online», 22 Marzo 2008, http://www.italianisticaonline.it/autorecensioni/tonfoni-9/

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