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Recensioni autoreferenziali 8

Posted By Graziella Tonfoni On 22/3/2008 @ 11:50 am In Letture | Comments Disabled

8. Autorecensione ai “Marginalia Testuali” su Graziella Tonfoni

Ammettere di non averla saputa leggere, né comprendere a fondo, e solo invece di averla per anni voluta compendiare, senza mai ricaricare le di lei pagine, di doverose recensioni, corrette, ma piuttosto sì di continuare a caricaturizzare ad una ad una le parole, sarebbe oggi, per chi lo ha fatto, saltuariamente o costantemente, un segnale apprezzabile di onestà intellettuale. Farebbe onore, a chi lo sappia e voglia confessare a sé stesso e sottoscrivere, anche se solo costretto dagli effetti filologici e con il senno critico del poi.

Nessuna qui impone a nessuna, e nessuno, tanto meno si pretende di dichiarare fallimento interpretativo, semmai l’autrice concede la grazia, a chi afferma che prima non aveva mai avuto il tempo materiale, per leggere a fondo le sue interlinee, rileggere i suoi metatesti complessi, di una incredibile fittezza di temi del tipo: troppo onesta ci appare, per essere dichiarabile tutta prosa autoriale.

Se alcuni pensano ad oltranza ogni male su di lei implausibile, dubitano dell’inventario di sue particellari prose, nulla di tanto ticchettata critica deve passare omesso, né essere tacitato. Nascono così i preziosi Marginalia Testuali, in questo caso non dell’autrice, ma sull’autrice, come immaginata ed evocata.

Si tratta di parallele pagine, che accolgono e raccolgono in raffigurazioni sfregiate, le insinuazioni spregevoli, concepite sul di lei conto ecdotico, le malignità non soppesate, le malvagità mai sottese, gli strali estratti da numerosi strati di inequivocabile difformità ideologica.

Nei codici antichi, i marginalia, che ospitano raffigurazioni di mostri ed animali inquietanti, che nascono e crescono alimentati delle paure dell’inconscio collettivo, hanno un prezioso valore estetico. A pieno diritto restano incastonati nelle edizioni affiancate, corredate dalle iniziali di chi tanto ha pensato in borchie, e poi diffuso in brossure, e questo l’autrice lascia, che avvenga tuttora a fianco delle sue prose, copertinate in trame colorate.

Se dalle metodologie della stessa autrice unica, si sono sviluppati negli anni, e si evolvono quindi molteplici approcci didattici, è altrettanto vero che si sono avviluppate linee di fraintendimento preterdidascalico, mitologie intrallacciate fra loro ed interdipendenti, che nulla hanno a che derivare, dal puro corpus di testi autoriali, suoi, ma che sono il risultato del più scatenato immaginario collettivo, di una scapigliatura aberrante, che ora si proclama affranta, di tanto incauto affronto alla di lei immagine nazionalpopolare.

Per comprendere tanta deflagrazione stilistica, e per non alimentare fraintendimenti, nascono, parallelamente, nuove aree di classificazione, equa, e criteri di catalogazione solidale, tesi a ricomporre e rassodare un terreno comunque minato.

Esiste già di fatto una Letteratura Scientifica Comparata, che presenta forti nessi analogici rispetto agli studi di Letterature Comparate. Partendo dalla accurata rilettura selettiva, di saggi e di scritti di Letteratura Computazionale Italiana, di una scienziata unica, in quanto da una unica donna concepiti realizzati e rappresentati, si potranno rintracciare i nuclei denigratori attivi, fra le copie in consultazione, ritrovare le tracce, delle traiettorie digitali, le impronte interdisciplinari, le distrazioni ideologiche, che tali articoli e capitoli, di una autrice complessa, troppo avanti nella sua produzione rispetto ai tempi di ricezione, hanno tollerato, sopportato, perfino supportato per anni. Ma anche si devono includere, tutti gli effetti disattesi e mai sollecitati, ma solleticati, sulla immaginazione altrui.
In questa logica costruttiva, si è avviato un percorso di trasferimento corretto di saperi delicati, innovativi, fragili, ma scientificamente stabili, nel pieno rispetto delle diversità culturali, regionali e anche delle differenze linguistiche locali.

La Letteratura Computazionale, da non confondere con la Linguistica Computazionale, nasce con il preciso intento di gestire la emergenza accademica, nel mondo della ricerca compulsiva e quindi spesso apprensiva, della pubblicazione, a tutti i costi, e comprende ed elenca, scontrino poetico per ricevuta filologica, i danni occulti della invisibilità seriale.

In un immaginario sconvolto dalla insicurezza di un domani, reso improponibile, ecco animarsi l’appendice di presenze vibratili di parole, gestualità inaudite, prossemiche allusive, si diffonde così un vero e proprio vocabolario di stati emotivi inimmaginabili e di sonorità aspirate, di lingue cablate, di metafore riassemblate, in uno scrivere distratto che pare un ticchettare pallido ed assorto, un occhieggiare antologizzante, un ammiccare annettendo se non proprio ammettendo, quegli stropiccii di senso, con palatali di convenevoli, di distorto significato, che ebbene sì molti, e anche molte, avevano dato per buono, per tanti anni.

La totale confusione di babelica risonanza, procede per le strade e per gli isolati in un frinio di distonie, che si accavallano, si intrecciano, a livelli di comunicazione diversi, a sentimenti unici divelti. Sono anche questi paragrafi feroci ed attuali, che questa autrice, dicono loro, avere lei stessa su se stessa suscitato, con la sua stessa testimonianza di vita accademicamente diversa dall’usuale, che oggi si odono risuonare rifrangendosi, contro ogni parete critica, e tuttora mancante prima pagina di scusa collettiva, silenziata, rimasta in bozza, abborracciata, in sospettosa ciano.

Sia che le si chieda scusa, sia che nessuno intenda fare ammenda, fondamentali resteranno sempre e comunque le linee da lei sola per prima identificate, per la gestione della traduzione a livelli di successiva approssimazione, che consentono di discernere, e di discriminare, fra significato in particelle, ad andamento alterno e non doppio, di corsie di contesto corretto, logicamente verificato, a progressive ondate di buon senso.

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