Recensioni autoreferenziali 7

7. Autorecensione a “I Diari Esatti” di Graziella Tonfoni

L’autrice dichiara di avere prodotto lei molteplici testi astrusi, sotto forma e struttura di relazioni tecniche sulle sue stesse opere, circolate tutte in parallelo ed in perpendicolare con la sigla provvisoria di Recensioni Precise ai suoi Saggi Esatti.

Le Recensioni Precise sono state tutte prodotte dall’autrice stessa dei Diari Esatti, ovvero da Graziella Tonfoni sulla base del riciclaggio ecologico di suoi precedenti manoscritti inediti, da lei resi disponibili e fatti circolare come note di ausilio per recensioni ai suoi Diari Originari, da lei stessa composte, affidate e donate ad allievi, allieve, giornali, riviste, redazioni rimaste quindi ad uso di colleghe e colleghi per loro accurata lettura ed eventuale corretta loro riproposta e citazione o pubblicazione.

L’autrice non sa se tali schede bibliografiche, di supporto, siano state di fatto utilizzate, o lo siano ora, dato che molto tempo è trascorso, senza riceverne notizia dalle varie redazioni. Al momento della composizione di queste recensioni autoreferenziali, informa che alcune delle sue tratte paragrafiche, delle sue metafore, citazioni, espressioni idiomatiche, potrebbero trovarsi parallelamente, in un presente o in un futuro, e persino in un passato prossimo anche in testi a firma altrui, sulla base della sua concessione esplicita, a citare ed estrarre, a compendiare e quindi anche a condividere una sua piattaforma testuale, di altissimo valore stilistico, anche se resa da lei libera, e del tutto gratuita, e così diventata di uso pubblico, in perfetta sintonia con lo stile Linux, dell’appunto.

L’autrice dichiara di avere il dovere di essere esigente solo ed esclusivamente con se stessa, e non potrà mai essere, né volere diventare una esibizionista del sapere, né di quello proprio, né dell’ altrui. Ha infatti divieto di appariscenza, ma l’obbligo, anzi l’ordine preciso, di rispettare l’esattezza, e proprio sulle sue dichiarazioni metatestuali può tenere conferenze e persino essere oggetto di interviste, se basate su estratti poetici, confermati da stralci didascalici, della sua narrativa fantasiosa.

Ma l’autrice risulta, non solo precisa, ma anche ben decisa, a volere recidere ogni collegamento allusivo, con aree testuali che risultino troppo presenziate di illazioni improprie, e quindi non certo sue, che non devono quindi neppure attendere repliche né possono ricevere risposta.

I suoi Diari Esatti, derivati da precedenti sue agende non letterali ma letterarie, rinominabili quindi come ‘legende’ e non leggende, rispettano alcune tratte stilistiche conformi al vero, cioè rispettose delle regole e dei principi delle scienze esatte. Ecco perché il suo stile assiomatico, quando non possa esplicitare tutti gli algoritmi necessari a farsi compendiare, diventa agenda geometrica di nota astratta ad andamento concettuale.

Resta autentica la testimonianza, spiegata punto per punto poi in prima persona da una autrice, linguisticamente impegnata a raggiungere la massima precisione filologica, umanisticamente possibile. Ecco quindi salde le valenze semantiche, le concordanze pragmatiche, nella narrativa espressa a frammenti, non per questo sconnessi di significato, in un vissuto al servizio della più rigorosa e rigida etica, nella ricerca interdisciplinare.
Solo ad una superficiale e torpida lettura frase per frase, nulla potrebbe apparire più lontano dagli interessi della linguistica areale e della dialettologia di una serie autobibliografica territoriale, concepita e scritta sulla base di una selezione di frammenti narrativi, emozionalmente carichi di sentimento. Nei Diari Esatti compare solo la narrativa dell’autrice, che nel suo ruolo ancora una volta didattico, scrive in questo caso, proprio per dimostrare come possa funzionare l’insieme complesso delle sue tecniche di scrittura, a resa lessicale precisa, ovvero illustra il suo stesso Graziella Tonfoni’s textual theorem proving attraverso metafore assai articolate ovvero ‘language and context dependent’, anche dal punto di vista soprasegmentale e morfologico. Questa tessitura lessicale, immaginifica e fantasmagorica, al tempo stesso, risponde all’invito rivoltole tuttora dai colleghi a volere presenziare un testo condiviso, illustrando le particolarità del suo stile, dimostrando concretamente il risultato delle sue teorie.

Se, come dice Vincenzo Cerami, il dialetto è assai più articolato in ogni suo termine della lingua nazionale, allora non paia paradossale, sostenere la plausibilità di adattamenti parziali, di riletture dei silenzi geopolitici.

L’andamento di ogni suo testo attuale è centripeto: si tratta di riconvergere per cogliere costruire, e non centrifugo per non divergere e quindi dissipare e disperdere. Lo stile della sua attuale scrittura diventa particolarmente compatto e composito, in quanto l’autrice addensa in ogni paragrafo, vero e proprio compendio di tessuti narrativi, esplicativi ed emotivi, sincronici, una altissima complessità di significati, per non occupare ulteriore spazio tipografico.

Citando il Circolo Linguistico di Praga, possiamo definire oggi i suoi tratti stilistici a pinnacoli eruditi, come una vera e propria opera postjakobsoniana, proprio per le tensioni lessicali e le volte sintattiche, delle costruzioni frastiche ardite e decostruzioni lessicali, basate su una vasta serie di decorazioni interpretative a stucco.

Si conclude affermando che l’autrice osò importare prima ed applicare poi le metodiche delle aree computazionali più avanzate e considerate eretiche ai tempi, in area linguistica, ed anche trasportare proponendone una contestualizzazione culturalmente mediata, i modelli dei pionieri con cui lei stessa si era formata ed operava presso l’allora davvero mitico MIT, ovvero Massachusetts Institute of Technology. Per anni ha lei stessa concepito prodotto e praticato sistemi cognitivi complessi. Ha inoltre contribuito ad evidenziare, nei tempi dell’eccesso di spregiudicatezza, i rischi della immissione di una tecnologia non mediata ed a ritmo incontrollato e selvaggio, anticipando e mettendo in guardia nei confronti di quegli effetti, degenerativi, che solo possono condurre al rigetto della sfrenata omologazione monoculturale, cui oggi spesso dobbiamo assistere con il senno del poi.

Fra le prime scienziate linguiste ridiscusse il concetto stesso di ‘interazione uomo- macchina’, sostenendo nelle sedi scientifiche e politiche di competenza, la importanza di reinterpretare morfologicamente e di ridefinire con attenzione ai minuti dettagli, metodiche che si adattassero volta per volta ad un contesto di immissione anche femminile, rispettoso e serio, in continua evoluzione. Inoltre lanciò un allarme preciso ed inequivocabile: attenzione all’eccesso di informazione, non verificabile, che può rendere perfino i sistemi cognitivi complessi, più apparentemente solidi, degli oscillanti sistemi instabili, ruotanti, rotolanti e inutilmente complicati.

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Questa pagina si può citare nel seguente modo:
Graziella Tonfoni, Recensioni autoreferenziali 7, in «Italianistica Online», 22 Marzo 2008, http://www.italianisticaonline.it/autorecensioni/tonfoni-7/

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