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Queer

Posted By Massimo Arcangeli On 10/1/2009 @ 9:07 pm In Lingua italiana, Alfabeto (di) Italiano | Comments Disabled

È metafora della rivendicazione della propria diversità sessuale e del rifiuto del politicamente corretto. È la risposta dell’orgoglio omosessuale americano al temperatissimo gay, che pure rivela origini non proprio nobili (si tratta infatti di un termine riesumato dal gergo criminale settecentesco, dove stava a indicare chi si prostituisce e vive di espedienti).

L’omosessuale di sesso maschile, quando non subisce gli attacchi omofobici e discriminatori dell’offesa becera o non è esplicitamente additato come portatore di un deficit “normativo” (da anormale a invertito), viene in genere apostrofato con le varie formule che, nel ricordare il ribaltamento dei ruoli soggiacente alle sue scelte in materia di preferenze sessuali, ne femminilizzano la figura, dando talvolta l’impressione di voler tirare il sasso (l’allusione alle pratiche erotiche “contro natura”) e nascondere la mano (la volontà di offendere): e allora checca (da Francesca), il romagnolo busona (lett. “bucona”), fatto proprio anche da Pier Vittorio Tondelli in Altri libertini (1980), il lat. cunnus (lett. ‘vulva’), di tenore molto offensivo, i vari femina, puella, filiola, etc., conosciuti ancora dalla lingua latina.

Ebbene presso la comunità dei maschi omosessuali non solo non è difficile assistere al disinnesco della carica offensiva proprio mediante la femminilizzazione del termine insultante (così frocia o finocchia - proprio Finocchie è il titolo di un libro di Mauro Coruzzi, alias Platinette: Milano, Arnoldo Mondadori, 2002 -, applicate anche all’omosessuale di sesso femminile, vengono preferite rispettivamente a frocio e finocchio) ma si può vedere attribuito a sé, in alcuni casi, addirittura l’insulto stesso: così, provocatoriamente, una parte della comunità omosessuale americana, con la fondazione del New Queer Politics, si è di recente appropriata di un termine come queer, con il quale da lungo tempo viene indicato spregiativamente un omosessuale in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, e l’ha preferito a gay, rifiutato perché restituirebbe un’immagine stereotipata dell’omosessualità. Anche per reagire alla difficoltà ad ammettere le proprie preferenze sessuali.

Essere così, essere di quelli erano nelle Cinque storie ferraresi (1956) di Giorgio Bassani. E «Io non sono così» dice, nei Segreti di Brokeback Mountain del talentuoso regista taiwanese-americano Ang Lee, lo scontroso e taciturno Ennis (Heath Lodger), il più macho dei due guardiani di pecore protagonisti della pellicola, all’amico Jack (Jake Gyllenhall), poi suo ventennale ancorché segreto e occasionale amante, che risponde pronto: «Nemmeno io».


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