Dal [1] num. 4 di “Lingua italiana d’Oggi” anticipiamo il saggio di [2] Francesco Bruni, Centralizzazione e federalismo, italiano e dialetti: una coppia asimmetrica.

La rivalutazione delle lingue minori, nel quadro concreto della politica e degli stati d’animo odierni, piuttosto che incoraggiare un moderno indirizzo culturale, sembra aver riportato a galla e acutizzato quelle divisioni municipali che erano uno dei retaggi che la cultura politica postunitaria cercò, non sempre con successo e con gli strumenti più adatti, ma almeno prefiggendosi con chiarezza uno scopo valido, di superare.

In passato la scuola ha agito con efficacia e diffuso l’italiano (anche scritto, ovviamente), trascurando il dialetto. Oggi l’istituzione scolastica appare in seria difficoltà, e non riesce a garantire una soddisfacente istruzione per tutti in fatto di italiano e materie umanistiche non meno che sul versante della preparazione scientifica, come indicano l’esperienza comune e il posto poco lusinghiero assegnato al nostro sistema d’istruzione nelle classifiche internazionali. Gli esperti psico-socio-pedagogici chiamati al capezzale del malato per attuare provvedimenti ministeriali non sempre ben meditati hanno nelle loro borse medicamenti che potrebbero far peggiorare il paziente invece che portarlo alla guarigione, e gli interventi di politica e di politica scolastica a favore dei dialetti alterano un delicato equilibrio e rischiano, senza vantaggio per l’italiano, di compromettere la buona salute dei dialetti. È un paradosso, ma non nasce dal vuoto, bensì da indirizzi politici e culturali mal mirati, che accentuano un processo di frammentazione territoriale, sociale, culturale. Ma è proprio vero che l’abito migliore sia il vestito di Arlecchino?

L’intero saggio è liberamente [3] acquisibile in PDF (244 kb).

Si consultino anche i precedenti contributi di:

• Tullio De Mauro (2004), [4] Cari italiani, come state parlando?
• Luca Serianni (2005), [5] Ancora sul Consiglio Superiore della Lingua Italiana
• Claudio Marazzini (2006), [6] Sulla norma dell’italiano moderno