Sulla norma dell’italiano moderno

Dal num. 3 di “Lingua italiana d’Oggi” anticipiamo il saggio di Claudio Marazzini, Sulla norma dell’italiano moderno Con una riflessione sull’origine e sulla legittimità delle “regole” secondo gli antichi grammatici.

È nella scuola, dunque, che si gioca la partita per restituire prestigio all’italiano, ciò che significa anche dare peso alla norma, almeno nei casi in cui ècerta per gli utenti colti, ristabilendo un’equilibrata ma irrinunciabile sanzione, che non può essere barattata con il ricupero testuale o cotestuale o contestuale di elementari valori comunicativi. In fondo la scuola non è un’accademia che abbia come compito l’osservazione del cambiamento in atto nella lingua italiana, ma, come tutte le istituzioni educative, è prima di tutto il luogo in cui si trasmette la tradizione e ci si confronta con essa. Questo compito è squisitamente suo, nessuno potrà surrogare la scuola in tale esercizio. Serena legittimazione della norma, dunque, ammessa in una visione progressista? E perché no? Gramsci scriveva che la grammatica normativa «opera spontaneamente in ogni società data, in quanto questa tende a unificarsi sia come territorio, sia come cultura, cioè in quanto vi esiste un ceto dirigente la cui funzione sia riconosciuta e seguita».

L’intero saggio è liberamente acquisibile in PDF (190 kb).

Si consultino anche i precedenti contributi di:


Questo articolo si può citare nel seguente modo:
Massimo Arcangeli, Sulla norma dell’italiano moderno, in «Italianistica Online», 14 Giugno 2007, http://www.italianisticaonline.it/2007/marazzini-norma/

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