Emilio Villa: quattro libri

In questi scorsi mesi sono stati ristampati, o sono usciti per la prima volta, testi che arricchiscono la bibliografia di e su Emilio Villa (1914-2003).

L’importanza di un autore come Villa non sta solo nella sua grandezza di sperimentatore, e dunque nel suo rappresentare un punto di crisi (e con ciò di vita) della lingua e della poesia italiane, ma anche nel testimoniare con la sua opera intera, oltre che con etica e studio e prassi, la possibilità e la realizzazione effettiva della compresenza e interazione delle lingue e di tutti i codici verbovisuali.

Nel suo lavoro, i codici si immaginano e generano reciprocamente: espongono per verba (per verbevoir) le ragioni del loro implicarsi e specchiarsi. Questo accade sia entro i margini di un esercizio filologico di cui Villa è stato maestro, sia nell’anarchia ipercolta e generosa del suo flusso poetico e visivo, sia nella sua militanza di critico d’arte. L’eredità di Villa va raccolta allora non solo come il patrimonio inventivo di uno ’scassinatore’ di forme, ma anche come quella di un vero fondatore di senso-non-senso, pienamente dentro e pienamente oltre il ‘900, secolo che ha tematizzato frontalmente l’enigma dell’opera d’arte.

Il primo volume che segnalo è Proverbi e Cantico. Traduzioni dalla Bibbia, curato da Cecilia Bello Minciacchi per le edizioni Bibliopolis, nella collana di poesia diretta da Mariano Bàino. Dalla scheda di presentazione:

“Questa edizione dei Proverbi e del Cantico costituisce la prima apparizione del lavoro di traduzione cui Emilio Villa ha dedicato anni di vita e di passione. Studioso, intellettuale ed artista eslege, ha compiuto sperimentazioni poetiche, linguistiche, verbo-visive e plastiche di assoluta originalità collaborando con artisti tra cui Burri, Parmiggiani, Nuvolo, ha condotto una vita esuberante e tuttavia appartata, incurante della conservazione delle proprie opere. Splendido conoscitore delle culture e delle lingue mesopotamiche, dell’ebraico e del greco antico e del latino, ha tradotto una tavola del poema Enuma eliš, l’Odissea e, integralmente, la Bibbia, stendendo note, commento e introduzione ad ogni libro. La peculiarità di questa sua traduzione poetica, di cui resta una fascinosa mole di carte, risiede nell’unione del rigore filologico con cui Villa ha affrontato il testo ebraico e nell’ottica aconfessionale da lui assunta. Villa ha inteso riportare i testi biblici al loro valore letterario prima che religioso e ne ha indagato ascendenze da culture antiche prossime a quella ebraica – egiziana e mesopotamica in primis – e ne ha messo in risalto reciproche influenze avanzando, talora, ipotesi inedite. Fra le traduzioni d’autore dei testi biblici, quella di Villa, nata da un impegno solitario e soverchiante, rappresenta un contributo poetico e storico-letterario significativo e prezioso: testimonianza di un’umanità appassionata e di una ricerca severa oggi finalmente proposta alla discussione. Al commento e alle note di Villa, si affiancano una prefazione e delle appendici della curatrice Cecilia Bello Minciacchi”.

Strumento indispensabile per una conoscenza del percorso artistico e umano dell’autore è la biografia scritta da Aldo Tagliaferri, Il clandestino. Vita e opere di Emilio Villa, edita da DeriveApprodi nella collana della Fondazione Baruchello:

“Villa non si preoccupò di raccogliere i propri testi, né di cogliere i frutti dei propri rapporti privilegiati con artisti destinati a mietere grandi successi, e preferì inseguire un personalissimo sogno di gloria assumendo una posizione marginale rispetto all’ufficialità, conducendo un’esistenza per lo più grama e raminga. Eppure fu il mentore di Burri, fu il profeta italiano dell’action painting, l’apologeta e il sodale di molti tra i maggiori talenti allora emergenti o affermati (da Matta a Schifano, da Turcato a Lo Savio, da Rothko a Duchamp), e un protagonista dell’avanguardia letteraria su entrambe le sponde dell’Atlantico. Aldo Tagliaferri ha ricostruito le tappe della formazione e del percorso intellettuale di questo straordinario personaggio, al quale si presta oggi una crescente attenzione in vari paesi nei quali Villa, vagabondo organico, lasciò tracce del proprio passaggio. Sulla base di una documentazione inedita ***Il clandestino offre il ritratto, da una parte, di una personalità irrequieta e non conformista, e, dall’altra, della complessa rete di rapporti che Villa stabilì con le vicende di un secolo animato da grandi speranze ma segnato da tragedie”.

Testo cercatissimo sia nella sua prima edizione Guanda (1964) sia in quella riveduta uscita per Feltrinelli nel 1972 e 1994 (e da allora introvabile), l’Odissea omerica nella versione villiana ristampata ora, per cura di Tagliaferri, nella collana appunto dedicata alle Opere di Emilio Villa dell’editrice DeriveApprodi:

“Emilio Villa incominciò a tradurre l’Odissea nel 1942, ma solo dopo la fine della guerra ne apprestò una prima stesura, pubblicata nel 1964, a cui seguì qualche anno più tardi una versione definitiva, ampiamente ritoccata e ripensata. Giudicata immediatamente «stravagante e spropositata» da accademici e universitari, la traduzione villiana mira con puntiglio a ridare luce ai legami profondi tra l’epica ellenica e le culture precedenti. In contrapposizione a quella che il critico chiamava «la baracca immensa dell’immenso commentario europeo», che ha fatto del poema un testo intoccabile e di Odisseo un modello «neoclassico anchilosato sul piedistallo dell’endecasillabo»”.

Anche il saggio straordinario di Villa su L’arte dell’uomo primordiale si deve alla cura e alle ricerche scrupolose di Aldo Tagliaferri. Il testo - non firmato - apparteneva all’artista Gianni De Bernardi, di cui Villa aveva scritto più volte con entusiasmo. Nel 1996 Tagliaferri identificò il dattiloscritto, conservato dal figlio di Gianni, Carlo Felice De Bernardi, che ne concesse la riproduzione. Una prima anticipazione comparve dunque sulla rivista “il verri” nel numero monografico dedicato a Villa nel 1998. Ora il testo viene stampato dall’editrice Abscondita. Dalla postfazione:

“Nonostante le lacune, e le prudenti riserve dell’autore, le cui avvertenze preliminari presentano come temporanea la stesura del testo, L’arte dell’uomo primordiale, qui pubblicato per la prima volta nella sua interezza, colpisce per la genialità e l’originalità con le quali vi sono affrontate e intrecciate problematiche relative alle origini dell’arte e alle linee di continuità, o discontinuità, che si possono proporre tra le forme d’arte più remote e quelle più attuali. Si tratta di un documento essenziale per cogliere i lineamenti generali della poetica dell’autore collocandola in un contesto europeo, ma anche di una summa delle istanze teoriche alle quali egli si ispirò tra gli anni Cinquanta e Sessanta, dunque nel ventennio in cui la sua accanita militanza in favore di alcuni indirizzi delle arti novecentesche diede i frutti più duraturi” (A.T.)

Riferimenti bibliografici

[ ulteriori note e bibliografia in slow-forward, post del 1 gennaio 2006 ]

  • Emilio Villa, Proverbi e Cantico. Traduzioni dalla Bibbia (a cura di C.Bello Minciacchi, Bibliopolis, Napoli 2004)
  • Aldo Tagliaferri, Il clandestino. Vita e opere di Emilio Villa (DeriveApprodi, Roma 2004)
  • Omero, Odissea, traduzione e postfazione di Emilio Villa (a cura di A.Tagliaferri, DeriveApprodi, Roma 2005)
  • Emilio Villa, L’arte dell’uomo primordiale (a cura di A.Tagliaferri, Abscondita, Milano 2005)

Questo articolo si può citare nel seguente modo:
Marco Giovenale, Emilio Villa: quattro libri, in «Italianistica Online», 1 Gennaio 2006, http://www.italianisticaonline.it/2006/emiliovilla4/

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