Chatters

Se gli scrittori in rete sono sempre più numerosi i chatters, raggruppati in sempre nuove tribù, ormai non si contano. E alle più tradizionali chat testuali (del tipo uno a uno come ICQ o uno a molti come IRC) fanno sempre più spietata concorrenza le chat che consentono di disporre, come nei videogiochi, di un avatar.

La voce (di origine sanscrita), che indica nell’induismo la discesa e la manifestazione nel mondo, per la durata di una vita umana, di un essere immortale, designa attualmente nella lingua del web l’immagine virtuale, anche animata, che è possibile restituire di sé durante una conversazione all’interno di uno dei tanti giochi di ruolo virtuali appartenenti all’assortito campionario dei MUD (Multi User Dungeon, Multi User Dimension o Multi User Dialogue). E il prestigioso MIT di Boston, sotto la guida di Rosalind Picard, ha già progettato gli affective avatar, destinati ad attribuire un volto al computer di casa attraverso una complessa serie di strumentazioni (mouse e tastiere “ipersensibili”, dispositivi applicati al corpo, etc.).

Non si contano nemmeno più, in questi ultimi anni, gli esempi reperibili di scrittura come in rete. Muovono infatti dal web, sempre più numerosi, acronimi, nicknames, emoticons, “telegrafismi” vecchi (tronconi di parole, come quelli “di necessità” circolanti negli sms) e nuovi. Non è il neolinguaggio che si credeva potesse riconfigurare l’italiano in un rivoluzionario assetto ma è comunque un linguaggio nuovo che ha fatto breccia anche nella letteratura. A partire, limitandoci ai pochi esempi meritevoli di una qualche attenzione critica, da due prove narrative pubblicate della milanese Magenes Editoriale nel 2000, la prima di Alessandra C. (Webmaster, prefazione di Stefano Massaron), la seconda di autori vari (Scroll Stories. Racconti dalle Chat, a cura di Leonardo Pelo).


Questo articolo si può citare nel seguente modo:
Massimo Arcangeli, Chatters, in «Italianistica Online», 13 Novembre 2005, http://www.italianisticaonline.it/2005/chatters/

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