Per Mauro Mori (2)

Luigi M. Reale - Nota a Mauro Mori, Una difficile vita normale (Firenze, AIÓN, 2004, pp. 174-175).

Mauro Mori è un autore inconsueto nell’ormai esausto panorama della narrativa italiana del Novecento; inconsueto perché ha sempre tenuto a distaccarsi, a distinguersi, dalle produzioni correnti, ha cercato altrove una linfa vitale della scrittura, nelle radici della sua formazione grossetana (con un non improbabile peso stilistico e direi anche civile derivato dall’opera del conterraneo Bianciardi) e nel sobrio, vigoroso innesto con una robusta tradizione di cronache medievali toscane e fiorentine, che amava rileggere e raccontare agli amici, innesto sostenuto dalla conversazione familiare con un altro grande della prosa toscana del secolo, Romano Bilenchi, frequentato quotidianamente in memorabili incontri.

Da un impasto solidissimo di esperienza corporea e di alte idealità, da un riferimento alle cose concrete, al vissuto quotidiano, senza mai perder di vista le coordinate più stabili di un orientamento comune, Mauro ha saputo elaborare anzitutto una propria espressione poetica, che ha sempre privilegiato la vena narrativa con il sottile gusto per l’ironia, per la saggia sorridente ironia che tanta parte ha nel sangue toscano.

Questo romanzo di Mauro è il penultimo da lui scritto prima della scomparsa. Mauro aveva redatto un preciso piano editoriale per i suoi romanzi, che vorremmo rispettare nelle direttive fondamentali; la volontà da lui espressa è che il suo intero corpus narrativo (costituito da cinque romanzi) sia pubblicato in una veste grafica omogenea (nell’appunto custodito ora dalla moglie Carla sono indicati anche i colori delle copertine); il che ci fa capire quanto egli avvertisse la sua opera compiuta – e in effetti così lui stesso dichiarava – come un ciclo narrativo, costruito sulle trasformazioni della società dell’Italia del dopoguerra fino agli anni Ottanta.

Una difficile vita normale, titolo forse un po’ moraviano ma senza alcuna deteriore intenzione moraviana, titolo direi illuminato da una luce al neon diffusa, proprio come quella predominante in certi ambienti caratteristici della stagione italiana evocata, sul decennio Settanta/Ottanta in particolare, è un romanzo che ci offre una narrazione d’una spontaneità inaudita ormai presso le nuove generazioni, che sofisticano la loro prosa in rare alchimie simulando esperimenti impareggiabili, oppure ostentano un parlato-dialogato troppo mimetico, al limite dell’oralità che si converte in effetti nella più rigida, stucchevole finzione.

Si profila viceversa in questo romanzo un tipo di narrazione in cui il resoconto degli eventi e la parola dei personaggi stilisticamente coincidono, per quella costante tendenza a portare il tenore del racconto su di un piano colloquiale, senza tuttavia rinunciare allo splendore delle immagini. Ne deriva un’articolazione testuale dimessa ma al tempo stesso esaltante nelle pieghe più nascoste; ed è in questo bilancio continuo tra i due momenti della nuda percezione degli eventi e della loro distesa contemplazione, come un’illuminazione mentale, un’improvvisa accensione della memoria, che si rivela il carattere più autentico dello scrittore. Un romanzo, insomma, che ci mette a confronto con un narratore di razza.

Penso che Mauro avrà lettori-estimatori fedeli, che lo seguiranno nella sua avventura italiana attraverso quarant’anni di vita nazionale, di sogni e illusioni, di slanci supremi e di sofferti ripiegamenti, dalle Talpe al Lascito, dalla volteriana parabola di Bencivenne a questa difficile vita normale, che ci assorbe tutti in un unico destino di amori, passioni, delusioni, inganni, struggenti vicende d’una pietà quotidiana, vista con occhio non perplesso, con la fermezza di una memoria che non resiste a tacere l’ironico inganno del tempo, ma con una finale sospesa apertura verso gli inattesi orizzonti della meraviglia quotidiana, quella che ci si spalanca dinnanzi quando scopriamo che le cose vedute e sofferte ogni giorno possono assumere, da nuovi punti di vista, un intimo e segreto fascino.

[Leggi anche Per Mauro Mori (1) e Per Mauro Mori (3)]


Questo articolo si può citare nel seguente modo:
Luigi M. Reale, Per Mauro Mori (2), in «Italianistica Online», 1 Giugno 2004, http://www.italianisticaonline.it/2004/mori-2004/

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